Il 26 marzo 1958 Alberto Mondadori annunciava in una lettera a Jean-Paul Sartre l’imminente fondazione di una casa editrice che avrà come suo principale impegno quello di diffondere libri di grande importanza nella storia della cultura, delle arti, delle dottrine e del costume.
A più di sessant’anni di distanza, il progetto del Saggiatore non cambia, delineandosi come il tentativo di creare, nelle parole dell’editore Luca Formenton, «una costellazione di titoli e autori che siano determinanti per il nostro tempo. Libri che resistano al tempo e lo modellino». Libri-cannocchiale che – per citare una pagina di Claude Lévi-Strauss – aiutino i lettori-astronomi a trovare un senso unico a configurazioni molto diverse, per ordine di grandezza e lontananza, da quelle a loro immediatamente vicine. Libri, infine, che sappiano intercettare nella contemporaneità sia le costanti immaginali sia le variabili storiche e culturali del divenire umano.
Le parole di Alberto Mondadori – «Sono un esploratore, mi piace navigare nel tempo» – diventano allora la mappa attraverso cui interpretare l’offerta del Saggiatore, per come la si costruisce nella pratica quotidiana del lavoro editoriale. Un’offerta che si declina in un’unica collana, La Cultura, che interpreta il tempo presente facendo programmaticamente saltare le tradizionali categorie di saggistica e narrativa, accogliendo in libri dalla riconoscibile veste grafica testi di natura ibrida, inafferrabile, come Patria di Enrico Deaglio e Dormono sulla collina di Giacomo di Girolamo, e indaga le narrazioni contemporanee degli esordienti quali Andreas Moster o Emma Glass.
Un’offerta in cui autori centrali della filosofia, dell’antropologia e dell’arte del Novecento – da Lévi-Strauss e Károly Kerényi a Ernesto de Martino, da Edmund Husserl a Jean-Paul Sartre, da Arnold Schönberg a Gustav Mahler – dialogano fittamente con poeti e prosatori rivoluzionari come Allen Ginsberg e Jean Genet; con testimoni della storia dell’ultimo secolo come Norman Manea e Corrado Stajano; con narratori capaci di far implodere generi e stili come James Agee, David Peace, Joyce Carol Oates, Joan Didion, Thomas Ligotti; con pensatori cruciali per l’oggi come Nassim Taleb e Kenneth Rogoff; con scienziati lucidamente visionari come Roberto Cingolani, Lisa Randall e Neil Turok; e da ultimo con classici della letteratura mondiale della statura di Oscar Wilde e Marcel Proust.
Un’offerta attraverso cui la casa editrice si apre alle sfide di un contemporaneo che «è esteso all’infinito. Muoiono le civiltà, muoiono le religioni. Non muore il contemporaneo». È a questo rimanere, a questo durare nel tempo che – inverando la promessa implicita nel nome e nel marchio, ispirati da Galileo – continua a guardare il Saggiatore:
Non è impossibile che il vero fondo dell’abisso, il fondo dell’ignoto, dove il poeta chiedeva di tuffarsi per trovare il «nuovo» sia in apparenza più vicino all’uomo, nella sua storia e preistoria di individuo, sempre contemporanea al suo presente; o in quella collettiva che si sprofonda nel tempo, e nei tempi dei tempi, e in quelli che sfuggono all’infinito dietro i tempi.