Ernesto e Elia sono gemelli e si inseguono in una specie di lontananza ravvicinata senza riuscire a toccarsi, come fossero rette parallele; Sarabanda e Speedy, i loro genitori, invece non la smettono di allontanarsi neanche quando credono di starsi vicino. E così Daniele Petruccioli ci conduce su e giù per le generazioni che si succedono in case dove le persone crescono, vivono, muoiono, traslocano e che sono forse le uniche vere custodi di una memoria che facciamo di tutto per rimuovere, ma permane ostinata.
La casa delle madri non è solo un’esplorazione dei delicati equilibri sui quali poggiano gli sbilanciati rapporti famigliari, ma è anche l’esordio di una voce narrativa capace di incantare il lettore, facendolo smarrire in una prosa ricca di affluenti ma al contempo sorvegliata e potente.
Lettore ideale: chi conosce la difficoltà di preservare un legame fatto di odio e amore; chi cerca una scrittura densa e nitida che conduce lì dove ciascuno ripone ciò che sa di se stesso e preferisce nascondersi.
Sarabanda e Speedy sono nati nel secondo dopoguerra, hanno fatto il ’68 e sono diventati troppo presto genitori di Ernesto ed Elia , gemelli “diversi” e destinati a rincorrersi per tutta la vita come due rette parallele che non si incontrano mai. La loro storia si dipana attraverso il racconto degli appartamenti in cui hanno vissuto e che ora sono in fase di ristrutturazione radicale da parte di coloro che li hanno comprati. Il libro ha dunque una struttura molto articolata e la storia di Speedy, Sarabanda e dei loro gemelli emerge poco a poco attraverso la narrazione di altre vicende legate ai ricordi famigliari che li hanno coinvolti. Anche lo stile è complesso: mancano del tutto il discorso diretto e i dialoghi e sono presenti incisi e parentesi lunghissimi alla fine dei quali è difficile ritrovare il filo della proposizione principale. Nonostante ciò, Petruccioli (classe 1970, attore e soprattutto traduttore ed editor specializzato nei testi in lingua portoghese) fornisce spunti di riflessione a mio parere notevolissimi e che ciascuno di noi può sentire come suoi. Io sono rimasta particolarmente toccata da questo racconto fatto attraverso le case - forse perché mi capitato di recente, dopo la morte dei miei genitori, di svuotare e vendere la casa dove ho sempre vissuto dalla nascita fino ai 25 anni - che sembrano essere le uniche custodi delle memorie vissute che diventano sempre più labili nel ricordo dei protagonisti. Un bellissimo libro, molto originale nella struttura e molto profondo nei contenuti.