Zia Borìca, che di neonati ne ha visti nascere tanti, capisce subito che quegli occhi così azzurri possono solo essere opera di un angelo o di un demonio. Sin da bambina Maria si distingue dal resto della famiglia: dalla madre vestita di scuro con lo sguardo fisso nel vuoto, dal padre che ha gli occhi neri più del camino sporco di fuliggine, dalla sorella maggiore Evelina che ha sempre un rosario in mano. Maria è ardente e sognatrice, e ha una dote speciale: sotto le sue mani il telaio è come un pianoforte, con cui da vita ad arazzi meravigliosi, intrecciando sapientemente lana e rame. Un dono grazie al quale sembra destinata a un futuro felice, nel piccolo villaggio di Ísili, dove il vento che sferza le pietre delle case profuma di avena selvatica e rosmarino. Ma un giorno in paese arriva Antonio Lorrài, il ramaio, il gitano, bello come un principe delle favole sul suo cavallo nero. E per la prima volta Maria, che a sedici anni non ha mai baciato nessuno, si sente accendere come un fiore nel fuoco. Anche se Antonio sta per sposare la sorella Evelina, Evelina che lei ama profondamente, Evelina che aspetta un figlio da quell’uomo oscuro… In una polifonia di voci, in uno stile denso e compiuto, dal sorprendente respiro metrico, Cristian Mannu ci regala la storia di una donna che, pagandone il prezzo, segue la legge del desiderio, sfidando gli interdetti sociali, sullo sfondo di una Sardegna arcaica popolata da vagabondi, levatrici-accabadore, figli burdi, fatti di sangue e indicibili segreti.
La maison d'édition :
Giunti Editore, storica casa editrice fiorentina – erede di una lunga tradizione editoriale che ha inizio nel 1841 con la fondazione della tipografia e libreria editrice Paggi – è capogruppo del terzo gruppo editoriale italiano e ha realizzato nel 2012 un fatturato di 200 milioni di euro. Dall’aprile 2013 è società Elite di Borsa Italiana. Opera nel…
Tema principale del romanzo è l’amore, come fonte di dolore e di sofferenza, come amore sognato e amore vissuto in una contrapposizione drammatica, ma anche la famiglia con i suoi vincoli spesso soffocanti e il sogno di libertà che si tramuta non già in conquista, ma in decadenza dello spirito e del corpo. Lo stile è una sorta di prosa/poetica con un’accurata ed efficace ricerca di differenti registri e motivi linguistici: il dialetto, il turpiloquio, la poesia, l’arbaresca (leggendario idioma che usavano i ramai quando non volevano farsi capire dagli altri). L’autore sa mischiare con sapienza storie ed intrecci; anche se all’inizio non è semplice orientarsi nella lettura ed alcune anticipazioni disorientano, proseguendo però si riesce a mettere ordine alle sequenze storiche e genealogiche dei personaggi ed allora si apprezza il lavoro antropologico, la creatività letteraria e l’originalità della scrittura.